Da Vicenza hanno partecipato 43 persone. Alcuni di loro ci raccontano cosa han- no vissuto e cosa si sono portati a casa.
“Segni del Tempo” è stata prima di tutto una chiamata ai Giovani responsabili di Azione Cattolica delle diocesi italiane. Un percorso, non un evento, messo in moto in estate ai campi nazionali a Molfetta e a Seveso; affidato poi alla creatività delle diocesi per un primo passo sul territorio e culminato nel weekend dal 28 al 30 ottobre a Roma. Da qui, destinato a continuare nei tempi, negli spazi e nelle forme delle nostre parrocchie. Ma torniamo sui primi passi: la local edition a Castegnero e a Trissino, il 15 e il 16 ottobre, sui temi della scuola e del lavoro, del tempo libero e della città. E l’appuntamento nazionale di fine ottobre, che proveremo a raccontare qui.
Qualche pennellata di sfondo: quarantatré i partecipanti vicentini (la diocesi più numerosa presente a Roma), l’udienza privata con Papa Francesco il sabato mattina, i mini-convegni sui temi che riguardano la vita del Giovane, la fede condivisa nei momenti di veglia e di preghiera, la bellezza dell’essere Chiesa immersa nel mondo. Un weekend all’interno di un percorso per tracciare nuove strade domandandosi: “Quali sono i segni di questo tempo e che cosa dicono? Qual è il mio segno, il mio contributo, nella vita di tutti i giorni come giovane credente e responsabile?”
Riconoscendo insieme al vescovo Gualtiero Sigismondi che “i sogni di bene generano segni dei tempi, segni di Vangelo i quali, a loro volta, sono semi di speranza.”
Ecco le risonanze di Piersebastiano, Marta, Chiara e Michela.
“Ho deciso di partecipare a Segni del Tempo perché sapevo che avrei vissuto dei momenti di dialogo e di confronto da cui lasciarmi attraversare e su cui riflettere”, afferma Piersebastiano. “In particolare, a segnarmi è stato l’incontro del sabato pomeriggio, sul tema dell’Università, da me scelto, con il professore Paolo Andrei, il professore Paolo Montagna e Gioele Giachino, che ci hanno suggerito uno sguardo più ampio sull’esperienza di studio. La no- stra routine non può puntare solo allo studio a scopo di superare l’esame, ma è importante dare spazio anche al tempo personale. Spesso, magari, ci capita di darlo per scontato, poiché ci focalizziamo sul fatto di rimanere al passo con gli esami, concentrandoci sugli ostacoli e non sugli obiettivi. Ma scegliere su cosa vogliamo focalizzarci sta a noi. La scelta di un tempo rispetto all’altro sta nella percezione psicologica in cui la nostra mente, se troppo stressata, porta ad ansia, senso di preoccupazione e soprattutto ad una diminuzione di interesse verso le cose che ci piacciono. Se abbiamo scelto un percorso, qualsiasi esso sia, perché desiderosi di approfondire certe materie per cui abbiamo passione, ma non siamo stati in grado di alimentare continuamente il nostro interesse (ad esempio trovando un gruppo di amici del corso, portare avanti un hobby, praticare sport, ecc.), alla prima occasione in cui dovessimo farci abbattere da un ostacolo, faremmo fatica a rialzarci. Questo è ciò su cui so di dover lavorare per poter affrontare le mie difficoltà e trovare il tempo di ascoltare anche queste testimonianze mi è molto d’aiuto.”
“Energia!”, esclama Chiara, “Questo è ciò che porterò dentro di me dopo Segni del tempo. Energia ricevuta in primis dalle parole di Papa Francesco e dai duemila volti dei miei coetanei, responsabili giovani parrocchiali
di tutta Italia. Vivere la realtà della parrocchia di questi tempi non è facile: le forze e le risorse sempre più limitate spesso ci spingono nello sconforto. La parrocchia, però, seppur profondamente mutata negli anni, come ricorda papa Francesco, è la radice della fede cristiana e noi responsabili Giovani parrocchiali non possiamo, certamente, stare a guardare. La responsabilità che abbiamo scelto di assumere e il futuro davanti a noi ci spingono ad osservare, leggere ed interpretare i segni del nostro tempo con il proposito di diventare noi stessi lievito per i nostri coetanei e per la nostra comunità.
Di profondo incoraggiamento queste parole di Papa Francesco: “che il sale rimanga sale, che il lievito rimanga lievito, che la luce rimanga luce!”. È importante mantenere la propria identità di giovani cristiani di AC, senza nasconderla al mondo, per paura, ma al contrario perché sia punto di forza per provare a sognare e a realizzare progetti originali e positivi per le nostre comunità. L’energia, infine, è scaturita dalle duemila voci di giovani che cantavano durante i momenti di preghiera, quando invece, purtroppo, nelle nostre chiese capita di vedere un’assemblea che partecipa poco alla preghiera cantata. Essere circondata da centinaia di giovani con gli stessi ideali e soprattutto con la stessa fede dona una carica e un senso di unità che auguro a tutti i miei coetanei di poter vivere! Mi ha fatto sentire come a casa.”
“Il tragitto Vicenza-Roma è esattamente di 521 km. Così come Roma-Vicenza. Benché la strada percorsa sia sempre la stessa, il ritorno è molto diverso dall’andata: per cominciare, il cambio dell’ora, avvenuto proprio in questo nostro weekend romano, fa sì che alle cinque del pomeriggio non ci sia la luce del sole ad accompagnarci a casa, ma i lampioni che costeggiano l’autostrada; anche il silenzio del pullman in contrasto con il brusio emozionato che della partenza; ma soprattutto sono le mie emozioni ad essere diverse. Mi accorgo che il tempo impiegato nel viaggio di ritorno lo uso per riflettere sui giorni appena trascorsi.” Esordisce così Michela, ripercorrendo il viaggio e il modo in cui l’ha segnata. “Partita solo con un’idea di come si sarebbe svolto il fine settimana, l’unica cosa di cui ero certa era il titolo dell’incontro nazionale, ovvero Segni del Tempo, tre parole che avrebbero accompagnato me e tutti i giovani diretti a questo incontro. Più di 2000 Giovani provenienti da tutte le diocesi d’Italia viaggiavano nello stesso momento verso la stessa meta, ma soprattutto, uniti dallo stesso obiettivo: cercare un cambiamento nel nostro tempo. È stato sabato pomeriggio in particolare, grazie a laboratori e testimonianze, che abbiamo avuto la possibilità di confrontarci a gruppi, sulle sfide che la nostra quotidianità ci propone: temi come legalità, cultura popolare, università (e tanti altri ancora), ci hanno ricordato che ora più che mai, non è tempo di stare fermi, ma di agire e di lasciare un segno. Non a caso, Papa Francesco proprio quella mattina ha affermato che il nostro motto non dovrebbe essere “me ne frego”, ma “mi interessa!”, rammentandoci che proprio noi giovani di AC abbiamo la possibilità di fare la differenza, partendo dalla nostra realtà, ovvero la parrocchia. Infatti, qual è il posto migliore da cui far partire un cambiamento se non da dove abbiamo imparato a vivere e convivere con il Vangelo?” E conclude: “Così, nel viaggio di ritorno verso casa, ripenso a ciò che questi tre giorni hanno portato, e ciò che io posso trasmettere nel mio piccolo.”
Piersebastiano Costalunga
Marta Mecenero
Chiara Menara
Michela Santinon