Nuovo Anno Associativo – Al centro alcune delle parole chiave del vissuto dell’Ac
Occhi, sguardi, legami, relazioni: sono parole che nel nostro vissuto associativo hanno un valore forte, pregnante, che racconta uno stile e traccia una direzione.
L’icona biblica che ci accompagna nel nuovo anno associativo ci è sicuramente familiare e molto cara, ma non possiamo ridurla a uno slogan, pur se significativo. Dobbiamo farla nostra, “incarnarla”, sperimentarla e testimoniarla nel concreto e nel quotidiano, soprattutto quando incontriamo persone che faticano a sincronizzarsi con noi su questo “linguaggio” di fraternità e speranza, per tutti. Però se è vero, come ci ricorda Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, che “la realtà è superiore all’idea”, non possiamo nasconderci che il tempo che ci vede protagonisti, oggi, caratterizzato da una pandemia ancora lontana dall’essere debellata, vive divisioni talora profonde, piccole e grandi incomprensioni, anche talvolta nelle nostre comunità cristiane e nei nostri gruppi associativi, specie laddove si sovrappone la libertà individuale al valore della comunità e del “noi”. Avere “gli occhi fissi su di lui” ci ricorda allora l’impegno nell’amare anche il fratello che la pensa diversamente, senza necessariamente doverne condividere pensieri e scelte.
Avere “gli occhi fissi su di lui” ci rimanda al rispetto dei diritti di tutti, quelli veri: in primis il rispetto verso la donna, cosi brutalmente lacerato nelle scorse settimane da episodi di femminicidio che hanno interessato anche il nostro territorio diocesano.
Avere “gli occhi fissi su di lui” ci esorta a non dimenticarci di chi è povero e in quanto lontano “ancora più povero”: pensiamo solo alla situazione sociopolitica critica in Medio Oriente e in particolare in Afghanistan, alle violenze continue in alcuni paesi sudamericani, ai conflitti pseudopolitici in certi stati africani.
Ma avere “gli occhi fissi su di lui” ci invita anche e soprattutto a riconoscerci noi stessi, poveri, di fronte a Lui e di fronte ai fratelli: ci sprona a sentirci piccoli, a svuotarci delle nostre certezze per accogliere la Sua Parola e il suo messaggio di salvezza. Che è – per noi che ne abbiamo la consapevolezza – il tesoro prezioso che siamo chiamati a riflettere verso ogni persona che incontriamo coi nostri, di occhi, dopo che abbiamo “fissato gli occhi su di Lui”.
C’è una preghiera della tradizione a me particolarmente cara, che dice cosi: “Signore, nel silenzio di questo giorno che nasce, vengo a chiederti pace, sapienza e forza. Voglio guardare oggi il mondo con occhi pieni di amore; voglio essere paziente, comprensivo, mite e prudente.
Voglio vedere, al di là delle apparenze i tuoi figli, cosi come tu stesso li vedi.
Chiudi le mie orecchie alla mormorazione, frena la mia lingua da ogni malevolenza; fa che io sia cosi buono e allegro tanto che quanti si avvicinino a me sentano la tua presenza. Rivestimi della tua bontà, Signore, fa’ che nel trascorrere di questa giornata io ti riveli a tutti. Amen.”
È l’augurio che faccio a ciascuno di voi all’inizio di quest’anno associativo: che questa preghiera sia recitata con le nostre parole, e con la nostra vita, per rivelare Lui a tutti.
Dino Caliaro
Presidente diocesano