* Settimo incontro nel nostro percorso sulle tracce dei testimoni di santità legati all’Azione Cattolica. Per la spiegazione del progetto e le “puntate precedenti”, clicca QUI.
Beato Alberto Marvelli (1918-1946)
“La vita è azione, è movimento, ed anche la mia vita deve essere azione, movimento continuo, senza pause. Movimento ed azione tendenti all’unico fine dell’uomo: salvarsi e salvare. Ho bisogno di orizzonti sconfinati, di cieli luminosi e stellati, di mari e di oceani immensi”.
Noi ragazzi del Movimento Studenti di Azione Cattolica (MSAC) di Vicenza ci rispecchiamo molto in queste parole di Alberto Marvelli. Le abbiamo sentite per la prima volta la scorsa primavera, a Rimini, durante la nostra annuale uscita formativa. In quei giorni, oltre a conoscere la figura di don Oreste Benzi e l’Associazione Papa Giovanni XXIII, abbiamo avuto la fortuna di vedere i luoghi di Marvelli e di conoscere la sua vita attraverso gli occhi di chi lo ha conosciuto di persona.
La realtà in cui Alberto è vissuto non è poi così lontana dalla nostra: trasferitosi a Rimini con la sua famiglia, studiò al liceo classico, frequentava l’oratorio dei Salesiani e, come noi, partecipava all’Azione Cattolica.
Dopo essersi laureato in ingegneria meccanica a Bologna, insieme alla sua Rimini fu travolto dal dramma della seconda guerra mondiale. Grazie alla sua laurea fu incaricato di seguire la ricostruzione della città, tra le più colpite dai bombardamenti, e in questo ruolo riuscì a distinguersi per la sua generosità senza limiti e per la sua umiltà. La sua carità non si fermava alla cura degli sfollati, ma lo portò a scegliere con coraggio di proteggere chi era minacciato dal regime fascista arrivando persino a nascondere in casa sua diversi perseguitati, rischiando in prima persona. Di questo ci ha raccontato don Fausto in una toccante testimonianza, parlando di lui come di un amico vero e di un giovane educatore saldo nei suoi valori. Alberto Marvelli, infatti, partecipava alla messa come un appuntamento quotidiano per tenere accesa la sua fede e il suo rapporto di amicizia con Gesù. È sua la famosa espressione “fare il punto” con cui descriveva la preghiera come un modo per trovare la propria posizione in una carta nautica, un orientarsi tra le tappe della vita.
Riconosciuto beato da Papa Giovanni Paolo II nel 2004, Alberto nella sua silenziosa e concreta carità è stato un “santo della porta accanto”: solo al momento del suo funerale i familiari si sono resi conto dell’impatto che la sua vita aveva avuto sui riminesi, vedendo affollate fuori dalla chiesa migliaia di persone.
A noi del MSAC ha colpito come, tra le sue numerose attività caritatevoli e politiche, riusciva a trovare il tempo per dedicarsi alle sue passioni, in particolare alla sua amata bicicletta con cui raggiungeva alte vette senza risparmiarsi; le sue parole ci raggiungono come una provocazione: “È immensamente triste una giovinezza, senza la passione delle altezze”.
MSAC Vicenza